martedì 28 settembre 2010

Torino Spiritualità 2010


Matthieu Ricard | Allenarsi alla felicità

L’edizione 2010 di Torino Spiritualità comincia con un incontro sorprendente, quello con Matthieu Ricard, ex biologo molecolare francese, maestro del buddhismo tibetano.
Nel cortile di Palazzo Carignano, davanti a un pubblico numerosissimo e attento, Ricard ha infatti discusso di argomenti quanto mai eterei e sfuggenti, quali l'altruismo e la felicità, seguendo un approccio rigorosamente scientifico, demolendo uno alla volta alcuni dei più radicati pregiudizi della cultura occidentale contemporanea.
Se si afferma che la felicità si ottiene perseguendo ciascuno i propri obiettivi, sostiene Ricard, si nega la realtà della nostra vita sociale, fondata sulla necessità dell'altro, sul bisogno che ognuno di noi ha di legarsi ad altre persone. L'egoismo consiste nel pensare continuamente a se stessi in uno stato di perenne insoddisfazione, e questo, ovviamente, non può in nessun caso coincidere con la felicità.
Ecco, quindi, che l'altruismo si trova ad essere spogliato dei suoi connotati utopici per riprendere il proprio ruolo di sentimento immediatamente umano, spontaneo e fondante. Gli egoisti, continua il maestro, non sono più felici – né più realisti – degli altruisti, semplicemente perché non lo sono affatto, perché la loro smania di pensare solo a se stessi corrode e mina il pilastro stesso della felicità: la condivisione.
Ma perché, allora, non viviamo in un mondo dominato dall'altruismo?
Semplicemente perché non siamo allenati alla compassione, perché riteniamo che le gerarchie di valori che regolano la società del libero mercato non possano essere modificate, sovvertite, migliorate. Continuare a misurare il benessere attraverso la crescita della ricchezza e del prodotto interno lordo significa guardare la realtà in modo pigro, negandosi la possibilità di comprendere che l'altruismo non è solo la via più giusta per raggiungere la felicità, ma è soprattutto la più conveniente.
È in questo passaggio che Ricard demolisce un altro pregiudizio sciocco e carico di conseguenze devastanti: "Dobbiamo accettare il fatto che, al pari del corpo, anche la mente ha bisogno di allenarsi a stare bene, di familiarizzare con l'altruismo, la compassione e la felicità". Non siamo altruisti o egoisti per indole. Lo siamo per disabitudine alla meditazione. Perché siamo soliti misurare il benessere attraverso parametri temporali statici, calibrati sul futuro prossimo, e non riflettiamo mai su ciò che potrebbe capitarci se cominciassimo occuparci di luoghi e tempi e persone che sono ancora lontani nel tempo, ma il cui futuro dipende da noi.
Dobbiamo coltivare il nostro amore per il prossimo, conclude Ricard, "dobbiamo lasciare che l'amore si appropri della nostra mente, della nostra stessa natura". La meditazione sull’amore rende più forti, tempra il corpo, rafforza i legami, elimina l’ansia. In breve, fa bene a noi e alla nostra specie. A provarlo, qualora ce ne fosse bisogno, non ci sono delle impalpabili speculazioni filosofiche ma degli approfonditi studi scientifici.
La VI edizione di Torino Spiritualità non poteva avere un inizio più illuminante.

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